Viviamo una sorta di dicotomia, noi italiani, fra il desiderio di seguire cuore e coscienza da un lato ed il dovere di “rispettare la regola” dall’altro.

Questo è pure l’eterno conflitto fra diritto naturale, nato con l’essere umano e il diritto posìtum , definito nel mondo contemporaneo ” positivo” od imposto dall’esterno, in genere dal terzo al di sopra del cittadino, dal governante, insomma.

Dimentichiamo spesso e volentieri che siamo sovrani della nostra Nazione e che l’unico limite, che abbiamo è il rispetto della vita altrui, che poi è anche la nostra. Non dovrebbe esistere un “mors tua, vita mea” per intenderci, ma un opposto :” vita tua, vita mea”.

Per contro e specialmente l’ultimo lustro ci ha spalancato gli occhi sopra un mondo che appare più nero della pece e che è stato mascherato da realtà “arcobaleno”, che di colorato hanno solo il logo, che ne accompagna l’anima meschina.

Cosa accade quando quel mondo parallelo a quello umano prende il sopravvento ed impone la regola distopica ed insensata?
Accade, o meglio dovrebbe accadere, che l’ homo anìmicus , che considero di categoria superiore a quella meramente “sapiens”, debba ergersi a guardiano della propria esistenza e di quella altrui.
Recita una intensa poesia di Henley “Invictus”: “ Non importa quanto sia stretta la porta, quanto piena di castighi la vita, sono il padrone del mio destino, io sono il capitano della mia anima”.
Il poema aveva accompagnato le notti insonni di Mandela nei campi di prigionia, a cui il sistema lo aveva condannato.
Quella frase fa il paio, a mio sommesso avviso, con la famosa ed altrettanto profonda riflessione del nostro grande padre costituente, Calamandrei, che ammoniva il popolo italiano, nel secondo dopo guerra, rammentando le nefaste conseguenze del totalitarismo: “ la Libertà è come l’aria, ci si accorge di quanto vale quando inizia a mancare”.

Nel nostro DNA, quello umano si intende, risuona una scintilla di Luce animica potente, che ognuno di noi possiede, dobbiamo soltanto imparare ad ascoltarla ed alle imposizioni di un sistema distopico, quella Luce risponde in un solo modo: “ NO!”.

Torniamo padroni delle nostre vite e capitani della nostra anima, seppure debba risuonare quale ultimo afflato di Libertà, l’unico fine delle nostre esistenze.

Ad maiora

V.P.

Come fosse la nemesi del “ventennio” del secolo scorso, i primi venti anni del secolo ventunesimo non si discostano punto dai drammatici eventi che condussero dapprima ad una crisi economica di apprezzabile livello e successivamente al drammatico conflitto, che i libri di storia ricordano come la seconda guerra mondiale.

Il clichè pare essere sempre il medesimo: prendi una nazione, la affami e la rendi rabbiosa -quasi fosse un animale da portare su un ring- e poi la scateni contro un’altra, facendole credere che la sua salvezza debba necessariamente passare attraverso la morte di altri popoli.

Sic transit gloria mundi…

A ben vedere, tuttavia, un elemento di novità rispetto al ‘900 è ravvisabile, giacchè, nell’epoca che ritenevano la peggiore in assoluto – prima di conoscere gli eventi ultimi, che hanno superato in tragicità persino l’olocausto- il popolo viveva sotto regime dittatoriale, ovvero era sottoposto ad una coercizione di volontà ad opera di governi di frangia estremista.

Oggi, il popolo è paradossalmente complice del giogo governativo e di una manipolazione così capziosa, capillare e profonda, da non rendersi minimamente conto di fungere da “cavia”, ovvero da “ratto” di laboratorio.

Si continua imperterriti a correre intorno alla ruotina, posta all’interno di una comoda (almeno per alcuni) gabbia cittadina; incollati – quasi non ci fosse un “domani”- a marchingegni elettronici, che ci mostrano una realtà da video gioco, talvolta decisamente horror, tanto per renderci più avvezzi alle espressioni più tragiche della vita ed insensibili ad ogni grido di aiuto proveniente dal nostro prossimo. E come fossimo ancora ai tempi dei giochi dei gladiatori al Colosseo, ci dividono, nel più classico stereotipo del “dìvide et impera”, in fan di una fazione, piuttosto che di un’altra, fino a spingerci ad odiarci ed a compiacerci del male perpetrato a quello che ci viene fatto credere il “nemico”.

Siete stupiti? Non particolarmente, suppongo, oramai queste tecniche psicologiche di alta mistificazione della realtà si imparano quasi su banchi di scuola, dove i nostri figli vengono diseducati ad ogni prassi di buon senso, logica ed empatia ed al loro posto, quelle poveri menti vengono “impallate” di c.d. educazione sessual-finta sentimentale  e al rispetto della propaganda LGTBQ+, che non è altro che l’altra faccia del totalitarismo di stampo “sinistro”, in tutti i sensi possibili.

L’ “obbedisco” di garibaldina memoria trasfuso in un milcul pop alla Schlein’ style, mixato con qualche sfaccettatura di maschera diversamente patriarcale, onde distrarci dall’ennesimo strappo o ratto di coscienza.

Invero, in altra meno animalesca accezione, il termine “ratto” mi ricorda infatti il rapimento di quella coscienza… in un più ridotto lemme, il ratto dell’obbediente.

Ad maiora…🔆

VP

È evidente che nessun magistrato -men che meno se asservito al sistema- possa decidere contra legem sulla base delle sole evidenti contraddizioni del sistema. Che questo sia acclamato a gran voce, dal popolo e dai giuristi -da ultimo perché l’EMA ha dichiarato che i vaccini in commercio non sono atti a prevenire l’infezione da Sars-Cov2- non è sufficiente per ottenere giustizia. I giudici decidono secondo la legge.

E allora come possiamo aggirare l’ostacolo? Chiedendo che la normativa sull’obbligo vaccinale e il green pass venga finalmente abrogata e non solo, che l’abrogazione avvenga ex tunc, sin dall’origine, col chiaro disposto “perchè la normativa non era idonea sin dall’origine al raggiungimento dello scopo per cui era stata emanata”.

È solo così che possiamo chiamare il Parlamento a uno degli atti di responsabilità più imponenti e importanti degli ultimi -quasi- quattro anni.

Chiediamo a tutti voi di farvi sostenitori di questa petizione al fine di tentare di ristabilire, definitivamente, la legalità e sanare le ingiustizie perpetrate sui cittadini italiani dalla normativa posta in essere dal governo e successivamente ratificato dal Parlamento italiano.

Invitiamo persone e associazioni a unirsi a noi in questo progetto che nasce da Arbitrium PSG ma che deve procedere con l’appoggio di tutti gli Italiani consapevoli. 

di seguito il link per firmare la petizione:

https://www.petizioni.com/petizione_per_labrogazione_dei_ddll_4421_e_5221

 *L’unica cosa che certifica che esiste l’infinito è la stupidità dell’uomo (Voltaire)* 

 *A. Enstein ” Due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, ma riguardo l’universo ho ancora dei dubbi”* 

Recita l’art. 147 del c.c., provvidenzialmente non ancora modificato: “ Il matrimonio impone ad ambedue i coniugi l’obbligo di mantenere, istruire, educare e assistere moralmente i figli, nel rispetto delle loro capacità, inclinazioni naturali e aspirazioni, secondo quanto previsto dall’articolo 315 bis..”.

In verità, il dettato normativo è il naturale corollario dell’art. 30 della Costituzione, nella duplice accezione di diritto e dovere dei genitori di mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori dal matrimonio.

L’obbligo di mantenimento dei figli comprende l’obbligo di fornire loro quanto necessario per la vita di relazione nel contesto sociale in cui sono inseriti, in relazione alla disponibilità dei genitori. Occorre rilevare che detta obbligazione non ha certamente natura alimentare: perciò vi rientrano le varie attività utili per lo sviluppo psico-fisico del ragazzo, ad esempio la cd. “paghetta” per le ordinarie spese quotidiane. Gli obblighi di istruzione ed educazione della prole riguardano tutti i provvedimenti che i genitori ritenessero utili a formare il senso civico, la coscienza sociale (aspetti affettivi e relazionali) e il grado culturale (aspetti cognitivi e formativi) dei figli.

L’addentellato costituzionale conferisce tale diritto ai genitori e li rende titolari esclusivi della scelta dell’indirizzo educativo da fornire alla prole.

La prima parte dell’articolo 30 della Costituzione stabilisce infatti che è anche «diritto» dei genitori – oltreché dovere – istruire ed educare i figli.

Lo Stato quindi non può entrare nelle scelte formative della prole (scelte ideali, morali, politiche, religiose, ecc.) che competono esclusivamente al padre e alla madre. 

Eppure negli ultimi anni, lo Stato sotto forma di istituzione scolastica sta tentando di invadere vieppiù quel campo di gravità che spetta permanentemente e senza alcun dubbio alla famiglia. L’educazione dei figli, se non coltivata secondo crismi sani e naturali, porta a sicuro squilibrio la mente dei giovani nostrani, già alquanto obnubilati da decenni di indottrinamento mediatico e condotti ad una sorta di macello cerebrale, in conseguenza pure di ideologie distorte ed insensate, tutte figlie di un orientamento politico, che ci vorrebbe livellati e solo apparentemente liberi di esercitare il sacrosanto arbitrio.

Si era partiti da: “Il corpo è mio e lo gestisco io”.

Così recitava uno slogan degli anni ‘70, periodo storico, in cui si sdoganava l’ideologia di parificazione dei sessi, in una realtà globale che si affrancava per la prima volta dall’egemonia maschile e la donna, sempre vista quale subalterna all’uomo, rivendicava quella consapevolezza ed autodeterminazione, che conducevano a battaglie pure forti ai fini di ottenere spazio in ogni ambito e contesto socio- politico e culturale.

La frase storica che ha caratterizzato le lotte femministe era una sicura provocazione, che lasciava intendere non solamente la sussistenza di un diritto della donna di decidere del proprio corpo, inteso quale vita, bensì pure quello di autodeterminarsi intellettualmente, sicchè oltre al corpo, aggiungerei idealmente: “corpo e mente sono miei e li gestisco io”.

E’ stata l’epoca, che più di tutte, ha consentito un affrancamento da quella ideologia patriarcale, che nell’immaginario collettivo -e purtroppo pure reale- aveva condotto persino all’accettazione del delitto di onore, ad opera del maschio d’uomo sulla femmina e frutto di ataviche, malsane ed in fondo mai superate –geneticamente per alcuni uomini- credenze riguardo l’onorabilità e la reputazione dileggiate ad opera di condotte immorali, od almeno così ritenute all’epoca.

Tutte le ideologie susseguitesi nell’arco degli anni 50/80 del secolo scorso sono state la naturale conseguenza di cambiamenti storici epocali (rammentiamo che l’Italia usciva da una dura guerra, proprio in quegli anni) e tutte avevano un comune denominatore: l’evoluzione umana e spirituale.

Cosa è potuto accadere, per contro, a partire dagli anni ‘90 in poi, ma forse ancor prima sul finire degli anni ‘80?

Può avere avuto un’incidenza, nel farci quasi indietreggiare antropologicamente, la TV e nella specie i c.d. programmi trash, che da oltreoceano, attraverso il tubo catodico, invadevano le case degli italioti (me compresa) e ipnotizzavano le menti di fanciulli, genitori e nonni?

Temo trattasi di domanda retorica, giacchè le risultanze di ogni studio all’uopo esperito si dirigono verso un’unica drammatica soluzione: i giovani degli ultimi decenni sono dotati di un quoziente intellettivo più basso rispetto ai genitori. Aggiungiamoci un livello di empatia e di intelligenza emotiva pari a quella di un criceto in gabbia da anni- volendo peraltro usare un eufemismo- per rappresentare il quadro fosco dello stato mentale delle nuove generazioni.

Ogni eccezione, naturalmente, non può che confermare la regola.

In questo contesto da buio, redivivo medioevo, certa parte politica di estrazione “sinistra” (con scappellamento a destra, talvolta), in ogni accezione del termine, cavalca alte onde di equivoco ed incomprensione, facendo credere ai nostri concittadini di non essere più gli unici e reali titolari di diritti sul proprio corpo, sulla propria mente e sulla propria prole, çà va sans dire.

E’ notizia degli ultimi giorni che – a seguito dell’ennesimo delitto, che parrebbe essere stato perpetrato da un uomo su una donna- mentre le forze dell’ordine ancora cercavano il corpo della vittima, il ministro Valditara decretava la necessità che nelle scuole italiane di ogni ordine e grado gli studenti si esercitassero in 12 ore di “educazione sentimentale”, che come anzi detto dovrebbe essere appannaggio unico delle famiglie.

Viene lanciata la nuova ideologia: “ caccia al patriarca”, come se ancora esistessero “maschi alfa” in Italia, sopravvissuti agli orientamenti LGBTQ + o – condivisi dalle famiglie ed il mediocre film della Cortellesi, che tratteggia i temi del c.d. patriarcato -in chiave negativa, naturalmente- fa un balzo assoluto nelle classifiche nazionali, manco gli avessero conferito l’Oscar.

Ma ironia della sorte o del Ministro, chi può dirlo, la c.d. educazione sentimentale” da chi potrà essere insegnata?

Dagli influencer, naturalmente e chi per antonomasia è l’influencer più influencer del panorama trash italiano?

I Ferragnez, diamine, chi non conosce i coniugi ( o simil tali) Ferragni –Fedez: lui (?), un giorno si e l’altro pure, veste i panni di una donna, solo in apparenza scherzosamente ed i figli appaiono ogni minuto in un video “reel” dei genitori, manco fossero la prole del popolo.

Ecco, potrebbero essere costoro, che insegneranno ai nostri figli, in un contesto scolastico, in cui dovrebbero già acquisire competenze socio-relazionali grazie alle ore di educazione civica, cosa è il “sentimento”, che scaturisce da una relazione umana.

Perdonerete, se giunti a questo punto, io preferirò l’educazione siberiana.

Ad maiora

VP

Confesso che l’ispirazione mi è giunta, ascoltando le parole appassionate di un ex parlamentare dell’area del dissenso, per giunta collega, mentre disquisiva della Festa del 25 Aprile e dei suoi “derivati”, nella specie: iper dipendenza dalla NATO, il MES, il PNRR e tante altre parolacce sotto forma di acronimi senza senso.

Ad un certo punto, evoca il concetto della “ libertà del pesce rosso” ed improvviso come un conato di vomito, vedo tutta la mia vita davanti e quella dei miei figli, con un senso di ribrezzo intollerabile.

Mi ci sono proprio vista, capite? Il pesce rosso dentro la boccia, insieme a tanti altri pesci rossi, in un’amalgama colorato ed impersonale, in cui il pesce grosso mangia il piccolo ed ottiene anche tanto cibo dal padrone, che sta rigorosamente fuori dalla boccia e che si gusta la scena dei pesci rossi che si azzannano fra di loro.

Puah!

Eppure, è proprio così che siamo, gente, tanti pesciolini piccoli, sovrastati dal grande, che viene foraggiato letteralmente dall’esterno e quando quel pesce grosso inizia ad ingrandirsi eccessivamente, tanto da fuoriuscire dalla boccia, il padrone che fa? Lo estrae e ….lo cucina, perchè il pesce non può crescere più del padrone, non è tollerabile, non è sano per quel padrone, che deve essere l’unico al mondo a reggere le fila ed a controllare la crescita o la decrescita (per l’homo insapiens 2.20, una certa sinistra  quella decrescita la chiamava “felice”) dei pesci.

Ed allora, il padrone per ingrassare il proprio portafogli, farà incrementare il numero di pesciolini di natura più obbediente e lavoratrice, mentre quelli più ribelli li userà come cavie da laboratorio e li sottoporrà alla somministrazione di farmaci sperimentali, che purtroppo ogni tanto il pesce rosso lo fanno diventare di tutt’altro colore ed a pancia in sù.

Il pesce rosso in boccia non conoscerà mai i fiumi, i laghi, il mare, potrà respirare (sempre ci riuscirà) dentro l’acqua “viziata” di quel piccolo contenitore e se tenterà di scappare verrà sottoposto a terribili torture, in modo non gli venga più in mente di fuggire.

Talvolta, nasce un pesce rosso consapevole, che intravede la piscina oltre la boccia e si rende conto che il padrone nuota in una vasca molto più grande, in cui ci sarebbe posto per tutti i pesci rossi ed oltre.

Allora, il pesce rosso “consapevole” tenta di convincere gli altri pescetti, in modo da muovere tutti insieme la boccia e farla cadere in piscina, ma puntualmente la stragrande maggioranza del “pesciame” lo snobba o lo considera pazzo, così al pesce non resta che morire di inedia.

Verrà un giorno, tuttavia, in cui la casa del padrone verrà travolta da un’alluvione e quel pescetto rosso, salutati i compagni di boccia, una volta imbracciato metaforicamente un ombrello per salutarli definitivamente, si lancerà nel vuoto, raccolto dalle provvide acque della pioggia battente e …. liberooooo finalmente!

Ad maiora

VP

Non tutti sanno che il tema del consenso informato ai trattamenti sanitari, quello declinato normativamente in Italia dalla L. 219/2017, risalga alla notte dei tempi.

I fondamenti dell’assenso espresso ed esplicito sono molto antichi, atteso che già circa 4.000 anni a.c. i medici sumerici stipulavano contratti con i loro pazienti ricevendo denaro o gravi pene a seconda dell’esito del loro operato. Circa 2000 anni dopo, nel codice di Hammurabi, uno dei primi re di Babilonia, venivano stabilite delle leggi precise che regolavano il rapporto medico-paziente. Nell’antico Egitto le pene applicate ai medici in caso di errore erano molto gravi (così … per dire!) mentre nel mondo greco la figura più importante che deve essere ricordata è quella di Ippocrate di Cos (460-355 a.c.), padre del moderno codice deontologico medico.

Cosa è accaduto quindi nell’arco dei secoli e come siamo giunti al sostanziale e pressocchè quasi totale annullamento dei principi dell’habeas corpus, alla luce del DL 44/21, che ha imposto un obbligo ad un trattamento sanitario, per giunta sperimentale e quindi necessitante di un booster (per usare un termine tecnico caro agli scientisti e fideisti vax) ulteriore di assenso all’adozione del trattamento?

Cari, çà va sans dire, tutto ci riporta al termine “salus populi suprema lex esto” -brocardo ciceroniano, che in verità evidenziava la primazia del bene del popolo, rispetto al diritto del singolo- ed alla “medicina” del periodo nazi fascista, genitrice dei moderni schemi scientisti confezionati e propugnati dai c.d. sperimentatori 2.20: case farmaceutiche e sedicenti virologi da marciapiede mediatico, che l’etica medica non sanno neppure dove stia di casa.

I nipotini di Mengele in questi tre anni hanno dato il meglio di sè, dapprima realizzando un prodotto farmaceutico innovativo, mai sperimentato prima di allora ed in così larga scala (Gen. Figliuolo dixit), non hanno informato alcuno delle potenziali conseguenze nefaste, limitandosi ad un prosaico “ non si conoscono gli effetti nel medio e lungo termine” e si sono pilatescamente manlevati da qualsivoglia responsabilità, facendo sottoscrivere ad ogni Nazione europea ed in primis all’Italia una granitica clausola di salvaguardia del proprio asset.

A questi il personaggio cinematografico conosciuto come il Marchese del Grillo, recitato magistralmente da un magnifico Alberto Sordi, con la sua geniale autoironia, farebbe un baffo: “perchè io sò io e voi non siete un ca….”.

Eppure, esisterebbe addirittura un regolamento UE, il n. 536/2014, entrato in vigore in Italia il 31.01.2022, deputato a regolare le condizioni ed i presupposti del consenso, nel caso di sperimentazione e non vi è dubbio alcuno che il farmaco (anzi il pro farmaco) definito “vaccino anti covid” sia sperimentale, tant’è che persino i “Dottor Jakyll e Mr Hyde” dell’Aifa avevano ammesso la natura sperimentale del prodotto ad mRna ed a vettore virale, quale pure erano Astrazeneca e Johson.

Il regolamento n. 536/2014 chiarisce all’art 3 che : “ una sperimentazione clinica può essere condotta esclusivamente se: a) i diritti, la sicurezza, la dignità e il benessere dei soggetti sono tutelati e prevalgono su tutti gli altri interessi…”e “ Disposizioni Generali: 1….a) i benefici previsti, per i soggetti o la salute pubblica, giustificano i rischi e gli inconvenienti….” ed “…h) i soggetti non hanno subito alcun indebito condizionamento, anche di natura finanziaria, per partecipare alla sperimentazione clinica”.

In sostanza, ciò che il regolamento intende evitare è proprio la verificazione del brocardo latino: “coactus tamen voluit”, che per contro si attaglia in pieno alle categorie obbligate alla vaccinazione fino al 1 novembre del 2022 ed a quella fetta di popolazione che obtorto collo, si era vista in ogni caso costretta all’inoculazione per evitare di dover spendere l’intero stipendio in test molecolari, ai fini di ottenere il green pass.

Per contro ed a dispetto di ogni basilare principio scientifico oltre che etico, il DL 44/21 -entrato in vigore, guarda il caso, in data precedente al regolamento di attuazione 2022/20 del 1 gennaio 2022-   era andato ad elidere il fondamento del principio dell’habeas corpus, che non è altro che l’esplicazione del principio di libertà e autodeterminazione in ogni campo, in special modo quello sanitario.

Piccolo problema: il DL 44/21 esiste ancora, non è stato nè abrogato, nè tampoco revocato, ma semplicemente viene “tenuto in caldo” per tempi che alla scienza(h) targata virostar mainstream parrà matura per un suo ripristino, con buona pace del nostro beneamato consenso…. disinformato.

Ad maiora

VP

Immagino conosciate tutti la locuzione latina, di ciceroniana memoria: “salus populi suprema lex esto”.
Cosa intendeva Cicerone, coniando l’anzi detta massima? Il benessere del popolo (della collettività) in primis; in secundis, giunge quello dell’individuo, che soccombe davanti al bene superiore del popolo.
Trascorsero i secoli e la massima tornò in auge durante il medioevo, quando le pandemie di lebbra e peste flagellarono interi territori, conducendo alla morte di migliaia di persone.
In quel periodo, l’unico mezzo che i governanti dell’epoca individuarono ai fini di contenere il flagello mortale fu il controllo capillare della popolazione e del singolo individuo, che anche in quel caso finì per soccombere davanti al bene supremo: la salute collettiva.
I governanti si resero tuttavia conto di quanto fosse più semplice imporre regole autoritarie e restrittive sulla popolazione, che ai fini di vedere debellato il male pestifero, si sottomettevano – obtorto collo- più facilmente.
Divenne semplice da quel momento in poi ed a fasi (secolari) alterne, imporre un sistema governativo totalitario, basato sulla c.d. “medicalizzazione” della società e che nel corso del secolo XX condusse uno dei massimi filosofi dell’epoca Paul Michelle Foucault a coniare il termine “somatocrazia”, la crasi fra due termini semantici molto diversi: somatico e democrazia, lo Stato che si prende cura del cittadino attraverso la cura maniacale del corpo e del benessere fisico.
Foucault non intendeva tessere le lodi di quel sistema di governo, anzi, lo riteneva foriero e prossimo ad una crisi (biopolitica), determinata sostanzialmente dalla discrepanza, che sussisteva fra scientificità (conduzione di esperimenti, che possono rivelarsi pericolosi) ed efficacia della medicina, che in virtù della sua esasperata empiricità, può condurre alla distruzione dell’ecosistema dell’intera specie umana.
In sostanza, potremmo affermare senza tema di smentita che, quanto sta oggi emergendo dalle carte delle inchieste di Bergamo, non è altro che la prova plastica dell’esito infausto degli aberranti esperimenti eseguiti maldestramente sulla pelle della popolazione.
Ergo, direte voi, ora lo Stato si accorgerà dell’errore commesso e si fermerà, ritenendo che vani sono stati i tentativi di una medicalizzazione della popolazione italiana, tentata a colpi di spot vaccinali insensati e inefficaci.
Ed invece, pure questa volta, i governi “totalitari” 2.20 si confermano per quel ritorno al passato e specificatamente ad un medioevo della coscienza e della pratica scientifica, laddove con il piano vaccinale 2023-2025 emesso il 21.02.2023, sostengono con forza il primato dei vaccini sopra ogni possibile scelta terapeutica autonoma da parte del cittadino.
Il Ministero della Salute si spinge oltre, affermando la centralità statale delle decisioni strategiche riguardo i piani d’azione, in ogni caso ispirati all’EVAP (piano d’azione Europeo per le vaccinazione 2015-2020), a sua volta piegato a logiche globaliste, dettate dall’OMS.
E, tenetevi forti, partendo dall’apodittico e non provato assunto che ogni vaccino, purchè sia definito tale, sia etico ed efficace, il nostro Governo a trazione “OMSeniana” promuove e caldeggia le politiche vaccinali sui minori, esortando campagne di comunicazione “… adatte all’età, da parte delle istituzioni e dei medici, evidenziando l’importanza dell’informazione attraverso azioni di sensibilizzazione e di educazione rivolte ai ragazzi, ai genitori, agli insegnanti, con attivazione di specifiche iniziative della scuola…”.
Cosa accade al minore, a cui la scuola, i compagni/amici, il medico, il prete hanno letteralmente “lavato la testa”, convincendolo che è bene vaccinarsi? Semplice, çà va sans dire, in base al piano vaccinale: “ … Nel caso in cui il genitore o comunque il legale rappresentante della persona minore di età, non acconsenta alla vaccinazione ed il medico la ritenga appropriata e necessaria, la decisione è rimessa al Giudice Tutelare competente su ricorso diretto del genitore o del medico”.
Non so se si sia compresa a fondo la portata distopica e dispotica del passaggio che avete appena letto, cari lettori: i vostri figli non sono più vostri, voi li avete solo messi al mondo, ma sarà lo Stato ed il governo a gestirli ed a decidere del loro “bene” (?).
Il piano è peraltro pregno di altri poco simpatici passaggi, che riguardano la gestione dell’intera procedura di vaccinazione, la preparazione ad hoc (ovvero l’obnubilamento) dei medici e gli effetti avversi, considerati “minimi” e risibili a prescindere.
E torniamo alla massima ciceroniana in incipit: “salus populi suprema lex esto”, ovvero con il Diritto ci hanno tolto ogni diritto (sic!).
 
Ad maiora…
Avv. Valeria Panetta

Potrebbe essere il titolo di una delle saghe de ‘ Il Signore degli Anelli’ e giacchè con un sostanziosa dose di immodestia, definisco cosi, da tempo immemore, il presidente della Fnomceo, credo che il titolo ideato calzi a pennello per la storia punto strappalacrime della nuova EROina della storia piddina.

Sarebbe forse il caso di definirla piddiota, tuttavia, attesa l’imbarazzante farsa delle primarie, che guarda il caso ha prodotto la nuova segretari* “de lorartri”.

Onde evitare di essere accusata di praticare il body shaming da qualche scemin’ nostrano, soprassiedo dal fare una disamina esteriore della nostra…anzi loro segretari*. Mi permetto solo di rilevare che la forma è sostanza in tanti ambienti pure istituzionali e la piddina non si erge a paladina della moda, né tantomeno ed a fortiori dell’estetica ed anzi, piace al mondo dem proprio perché fluyd quanto basta: “mi piace l’omo, ma ora ho una hompagna …” dice la Schlein.

Il sorriso, tuttavia, è tale e quale a quello “intelligente” del papà delle ‘sardine’, quel favoloso gruppetto di pescetti poco neurologicamente dotati e buoni per fare da esca ai tonni italioti, stanchi degli apparenti giochetti al massacro dei partitelli politici. 

Una volta fagocitati dalle urne di quell’epoca le sardine sono sparite in un battibaleno, così come erano comparse, ma intanto buona parte della dissidenza era stata messa a tacere.

Direte voi: ma a parte l’aspetto esteriore non particolarmente provocante, sarà attrattiva per ciò che declama e si augura per la Polis italica?

Mah! 🤐

La sciura è assai ricca, almeno così si dice, ma di idee poche e ben confuse: cosa vuole il Piddì della nuova eroina gender? 

‘Vogliamo parità di genere e rispetto per chi è degenere! ‘ urla la Schlein e  giù di botte (metaforiche) agli etero.

‘Pretendiamo sicurezza sanitaria grazie ai vaxxini’ e sotto ai ‘disordinati novacse’ che non piacciano affatto al mentore sorosiano d’oltreoceano.

“Uguali diritti per lavoratori e datori di lavoro”…noto.un sussulto del lettore a questa frase, l’avrà detta la nostra guerrigliera dei diritti dei kompagni? Macché! Magari l’avesse profferita la segretari*,  che non ha lavorato un giorno in vita sua. 

L’accezione di ‘Diritto’, secondo la Schlein è prosaicamente contraria a quella del lemma “rovescio”, con buona pace degli studi in giurisprudenza, che non ho compreso bene se abbia mai concluso. 

Una volta, mi dissero che con il Diritto ci avrebbero tolto tutti i diritti e non si sbagliavano affatto: costoro (politici e politicanti vari) hanno solo a cuore lo scranno istituzionale, sul quale siedono quasi obbligati da chi li muove quali pedine di un gioco al massacro, praticato sulla pelle della popolazione….

Fin quando il Popolo smetterà di giocare ed allora la compagnia dell’anello schleineiana si sgretolerà come quel fiabesco castello  costruito sulla sabbia.

E le sardine? Torneranno a respirare in mare, se nel frattempo non le avranno trasformate “geneticamente ” 😏😉

Ad maiora…

VP

Michel Foucault, nell’ambito delle sue ricerche sulla biopolitica, definiva “somatocrazia moderna” (M. Foucault, 1976, Crisi della medicina o crisi dell’antimedicina?, in Archivio Foucault 2. Interventi, colloqui, interviste. 1971-1977, pp. 202-219)[1]. l’idea di “un regime per il quale una delle finalità dell’intervento statale è la cura del corpo, la salute fisica, la relazione tra la malattia e la salute” (ivi, p. 205). Più in particolare, secondo Foucault, la somatocrazia indica l’investimento nel campo sociale da parte del sapere medico, evidenziando un’osmosi tra medicina, politica ed economia che riguarda un doppio versante: la salute del corpo come fattore essenziale per la conservazione e l’accrescimento della forza lavoro e la salute del corpo come fattore di mercato.

Non è chi non veda come tale legame sia stato reciso di netto, durante l’ultimo triennio (augurandoci non divenga un lustro), giacchè pare di lapalissiana evidenza che l’intervento statale abbia adottato quale finalità apparente la tutela del benessere psicofisico del cittadino, elidendo tuttavia, anzi calpestando in toto il diritto al lavoro, che costituisce il cardine della nostra Repubblica e relegandolo nel dimenticatoio della Storia democratica del nostro ex bel Paese.

In nessuna scelta strategica, il regime sanitario in atto -fotografia in bianco e nero di un triste Stato etico- ha avuto riguardo per la protezione del Diritto al Lavoro (ex multis, art. 1 della Costituzione), nè tantomeno si è prodigato per la tutela del cittadino, a cui -una volta strappato l’impiego sotto il ricatto di un TSO- si potrebbe affermare senza tema di smentita, gli si sia tolta ragione e finalità dell’esistenza.

Le misure draconiane, adottate nel biennio 2020-2022 e di cui ancora oggi subiamo i pessimi influssi, hanno certamente condotto all’appassimento di ogni velleità d crescita economica, sia essa definibile individuale oppure collettiva e dulcis in fundo, è dato notorio non abbiano neppure condotto all’apparente esito sperato: la prevenzione di una malattia dalle dubbie origini e dalle più che dubbie cure (a partire dal paracetamolo ed attesa “vigile”).

La tirannide sanitaria italiana, fra le più oppressive a livello mondiale, non ha risparmiato neppure le giovani generazioni, assurte al ruolo di vittime sacrificali sull’altare di uno scientismo dogmatico, che si prefiggeva quale principale fine la protezione degli anziani, salvo farli poi perire all’interno di rsa, alla cui porta di ingresso, potremmo sospettare fosse stato affisso il seguente cartello: “le terapie vaccinali rendono liberi”, riportandoci con la memoria agli orrori dei lager nazisti.

Ed infine è giunta la Consulta a scagliare l’ultimo dardo crudele, che pendeva come spada di Damocle sulle teste di milioni di italiani: il trattamento sanitario, a mezzo lo strumento c.d. vaccinale, non solo era possibile giuridicamente, secondo gli indecorosi assunti dell’odierno giudice delle leggi, ma addirittura necessario eticamente. Seppure esso conduca a spezzare vite e quantunque fossero le vite di tutti gli inoculati? Mi verrebbe da formulare codesto quesito di giustizia (divina, però, che su questa terra italica la Dea Giustizia pare latitare).

Ed allora, a chiusa delle sconfortate riflessioni che precedono, tornano in mente come un faro in questa nebbia, diffusasi nel basso (in ogni sua accezione) periodo repubblicano italiano, le alte parole dei Padri Costituenti, espresse durante i lavori prodromici alla redazione della Carta Costituzionale e tratte dal verbale redatto il 9.9.1946:

“…l’On. Moro respinge, con l’affermazione dell’autonomia e della priorità della persona umana, l’idea di uno stato totalitario in senso stretto, come una entità a sé stante che determini essa stessa i criteri di moralità ai quali l’uomo deve ispirarsi. Non si tratta di limitare il potere esecutivo soltanto, si tratta di limitare anche il potere legislativo di fronte a determinate aberrazioni. Occorre soprattutto affermare la dignità della persona umana, senza sminuire però l’autorità dello Stato, creando anzi uno Stato forte e realizzando una giustizia forte. Respinta l’idea dello Stato come entità a sé stante, sostiene la necessità di affermare la dignità dello Stato democratico, espressione di un sistema di realizzazioni umane di cui l’uomo è il punto essenziale di riferimento.

l’On. Lucifero è d’accordo sulla necessità di uno Stato forte, nel senso che la forza dello Stato debba garantire i diritti della libertà dei cittadini. Diritti che, a scanso di ogni equivoco, devono essere affermati nella Costituzione con la maggiore chiarezza. Non è soltanto il potere esecutivo che può violare questi diritti, ma anche quello legislativo, anche quello giudiziario, ed anche il quarto potere, quello economico. A suo avviso, è soprattutto dal quarto potere che occorre difendere le libertà dei cittadini, in quanto lo Stato deve rimanere lo Stato di tutti, non lo Stato di una classe…”

Il Quarto potere… la quarta rivoluzione industriale preconizzata ed ardentemente voluta, sulla pelle della popolazione mondiale, dalle elìte che governano il mondo e che recentemente si sono riunite a Davos, era considerato dai nostri Padri Costituenti il nemico dell’”uomo”, inteso quest’ultimo quale “punto essenziale di riferimento” dello Stato di Diritto, a cui si contrappone l’odierno Stato Etico, rappresentazione del regime sanitario in atto.

In un lemma, la “Somatocrazia”, che si è instillata nelle menti dei nostri governanti e di tanti concittadini e da cui forse solo una nuova, degna ed onesta Costituente potrà fungere in futuro da contraltare, ai fini del ripristino della Res Publica a misura d’uomo, nel più ampio rispetto dei diritti naturali.

Ad maiora

Avv. Valeria Panetta